I luoghi di Piero Chiara

Luoghi dell’anima, rifugio della memoria

Piero Chiara a Luino

Sia che recuperi i ricordi della sua infanzia e della sua adolescenza, ritrovandosi e specchiandosi nelle linee del passaggio lacustre, sia che ricostruisca la storia di quelle terre rievocando le vicende di cui furono testimoni, i personaggi che vi vissero o semplicemente le attraversarono… sia che si abbandoni al piacere di rivisitarli con la scrittura, magari per cogliere la differenza tra ciò che erano e ciò che sono diventati, nei suoi romanzi e nei suoi racconti Piero Chiara abbraccia sempre i luoghi della sua “piccola patria” (il Lago Maggiore, le sue valli, i suoi paesi, Luino e la Svizzera italiana) con lo sguardo innamorato di chi li sente parte di sé.

Sono tutti “luoghi dell’anima”, verso i quali egli s’invola continuamente come dietro a un sogno di terre lontane: spettacolo meraviglioso senza fine, quando gli occhi e la mente cercano requie e conforto inebriandosi di cielo, acque, golfi, insenature, promontori, vallate quasi inaccessibili protette dai monti, isole, imbarcaderi, battelli, ville nascoste tra il verde, boschi, sentieri silenziosi, angoli di strada, paesi quasi disegnati sulle rive o alle pendici dei monti, chiese, camposanti, cippi, e monumenti.

Rifugio della memoria quando il cuore batte il ritmo della malinconia e il pensiero fugge verso i luoghi amati dove si mossero le persone care perdute; occasioni di sorprendenti scoperte per lo studioso che li osserva attraverso le cronache del passato, per il narratore serbatoio inesauribile di storie che paiono fatte apposta per essere raccontate o di persone belle e pronte per diventare personaggi di romanzo.

Non è certo un caso, in proposito, che questi siano gli stessi luoghi che fanno da sfondo alle storie di vita di provincia che Chiara ha narrato in tanti racconti e romanzi. E di fatto, a leggere queste pagine sembra che da un momento all’altro, da dietro un’insenatura del lago, da un angolo di strada di paese, da una valle a specchio dell’acqua o da un battello che cuce l’uno all’altro i pontili delle opposte sponde, debba comparire uno dei suoi personaggi: una delle sorelle Tettamanzi, magari sottobraccio a Emerenziano Paronzini, oppure l’Orimbelli con la Tinca, o il pretore di Cuvio Augusto Vanghetta, o la misteriosa Caterina o il Càmola in persona, insieme al Rimediotti, al Poldino e (perché no?) a Mamarosa con le sue ragazze.

 

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La foto in testa è di Mario De Biasi

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