Storia

Piero Chiara

Piero Chiara

La nostra storia affonda le sue radici tra il 1988 e il 1989: a cavallo di questi due anni i giornalisti Massimo “Max” Lodi e Pierfausto Vedani vengono contattati dall’assessore alla Cultura del Comune di Varese Antonio De Feo, in cerca di spunti per dare vita a un’iniziativa pubblica d’alto profilo, tale da conferire prestigio alla città.

Lodi e Vedani si trovano d’accordo nel proporre il lancio di un premio letterario che abbia in sé una componente d’innovazione, segnatamente riservandolo a raccolte di racconti. In questo frangente emerge altresì la volontà di omaggiare l’illustre scrittore varesotto Piero Chiara, scomparso nel 1986, che della misura narrativa breve fece una bandiera.

Ottenuto l’avallo dell’erede e curatore testamentario della sua opera Federico Roncoroni e del figlio Marco Chiara, il Premio Chiara vede così la luce, con l’on. Giuseppe Zamberletti presidente del comitato promotore, Lodi in veste di “tessitore di relazioni” col mondo culturale e Vedani preposto a incarichi organizzativi.

L’assessore De Feo così “saluta” la novità sulle pagine de “La Prealpina” di domenica 24 luglio 1989:

La nostra intenzione è di ricordare Piero Chiara con una iniziativa che valorizzi quanti si cimentano nel genere letterario del racconto, genere prediletto da Chiara. Vogliamo inoltre che questa iniziativa sia anche di stimolo per le nuove generazioni di narratori”

Tali parole costituiscono un vero e proprio documento programmatico del neonato concorso, che focalizza la sua attenzione sui testi di narrazione breve e si prefigge l’intento “pedagogico” di avvicinare quanti più utenti possibili non solo alla lettura (a riguardo Vedani, forte della sua rete di conoscenze, idea e crea la “Giuria popolare”, arruolandovi oltre 100 tra critici letterari di diversi giornali italiani ed elvetici, lettori della Biblioteca Civica di Varese e vari altri “volontari culturali”), ma anche alla scrittura (tramite opportune iniziative di sensibilizzazione).

Leggendo a posteriori la composizione delle prime giurie “tecniche” e i primi vincitori, si apprezza l’immediata ambizione di alta qualità del Premio, cui fin da subito cooperava la prof.ssa Bambi Lazzati, già conoscente di Piero Chiara e storica collaboratrice del Comune di Varese, indicata dallo stesso Marco Chiara per il ruolo di segretaria operativa e capo ufficio stampa. Il primo presidente della giuria letteraria fu Michele Prisco, poi sostituito nel 1993 da Giovanni Mariotti e nel 1998 da Marta Morazzoni; a coadiuvarli, tra i primi giurati troviamo scrittori e “genti di lettere” del calibro di Raffaele Nigro, Fernanda Pivano, Gino Montesanto, Paola Capriolo, Sebastiano Vassalli. Quanto al palmarès vi figurano per primi i nomi di Renzo Zorzi, Guglielmo Zucconi, Roberto Piumini, Giampaolo Rugarli, Silvana La Spina, Laura Pariani, Andrea Vitali. Decisamente una partenza folgorante!

Tra le prime iniziative si annovera anche il mercato del libro, svoltosi fino al 1993 nella tensostruttura in Piazza Monte Grappa a Varese: qui hanno avuro luogo anche i primi “incontri con l’autore”, che per la prima volta hanno sistematicamente portato i grandi nomi della cultura e della scrittura italiana “faccia a faccia” col pubblico varesino.

Dal 1991 il Premio “principale” inizia a dedicare una sezione anche alle nuove generazioni: è il seme di quello che diventerà il Premio Chiara Giovani. I primi esperimenti coinvolgono alcune scuole del Varesotto e del Canton Ticino elvetico: nel 1997 esordirà la formula “open”, che propone la scrittura di un racconto da una traccia prestabilita, con il solo limite dell’età e della provenienza geografica (Italia e Svizzera italiana). Un anno dopo, nel 1998, sarà infine introdotta la pubblicazione dei finalisti in volumetto, dando al Premio un meccanismo stabile e vincente.

Gottardo Ortelli

Gottardo Ortelli

La crisi politica che investe il Comune di Varese tra fine 1992 e i primi del 1993 (con contraccolpo negativo per gli stanziamenti alla cultura) viene superata grazie alla sinergia tra gli animatori del premio e il commissario prefettizio Umberto Calandrella, che pur nelle ristrettezze dell’esercizio provvisorio non fa mai mancare il suo sostegno, spirituale e materiale. Il comitato promotore passa frattanto sotto la guida del prof. Luigi Ambrosoli.

Poco dopo, nel 1994, i fondatori Massimo Lodi e Pier Fausto Vedani escono dall’organizzazione, così come gran parte dell’originario gruppo di giurati: subentra “in charge” Gottardo Ortelli, artista insigne e geniale, nonché assessore comunale varesino nella giunta di Raimondo Fassa, che si preoccupa subito di mettere al sicuro il premio dalle possibili ricadute negative dovute alla crescente instabilità del settore pubblico. A tal fine, nel dicembre 1996, Marco Chiara, Gottardo Ortelli, Bambi Lazzati e Franca Bellorini firmano l’atto di fondazione dell’Associazione Amici di Piero Chiara, che subentra al comitato promotore: il 15 gennaio 1997 si riunisce il primo consiglio d’amministrazione, che elegge Marco Chiara presidente onorario, Gottardo Ortelli presidente, Federico Roncoroni vicepresidente, Franca Bellorini e Bambi Lazzati consiglieri.

Nel 1997 nasce il Premio Chiara alla Carriera, destinato ad essere conferito a personaggi di indiscutibile prestigio nazionale che avessero fatto del loro territorio un motivo forte della loro attività letteraria. I primi vincitori sono Giuseppe Pontiggia e Giovanni Pozzi.

Una breve fase di crisi avviene nel 1999, quando l’amministrazione comunale varesina (nelle vesti del sindaco Aldo Fumagalli e dell’assessore Giuseppe Armocida) decide di sospendere il Premio in previsione di un suo rilancio con una formula modificata, non più orientata verso la narrazione breve, bensì verso il romanzo. L’idea viene osteggiata dall’Associazione, con in prima linea Marco Chiara e Federico Roncoroni. La divergenza non si ricompone e il Comune di Varese esce dall’organizzazione del Premio, che passa pertanto totalmente nelle mani degli Amici di Piero Chiara.

Alla testa dell’associazione c’è il duo Ortelli-Lazzati, che rilancia la manifestazione con l’aiuto dell’amministrazione provinciale presieduta da Massimo Ferrario, che decide di diventare lo sponsor principale del premio. La sede viene stabilita al civico 45 di viale Belforte a Varese, ove rimarrà per oltre vent’anni.

In quel tempo Ortelli chiama il dottor Romano Oldrini, già sindaco di Gavirate (VA) e presidente della Compagnia degli Artisti, a far parte della giuria letteraria del premio.

Verso il 1999 il Premio alla Carriera si consolida come evento forte della galassia del Chiara, con il conferimento a Claudio Magris, mentre il premio Chiara Giovani viene rafforzato con un deciso coinvolgimento di molti plessi scolastici della regione insubrica. Nascono anche i seminari di scrittura (tenuti da Niccolò Ammaniti, Aldo Nove, Tiziano Scarpa, Chiara Zocchi), in ossequio allo spirito divulgativo e didattico espressi nello statuto fondativo dell’Associazione.

Molto prolifica è anche l’attività pubblicistica: vengono infatti dati alle stampe Confini, rivista a periodicità annuale orientata sui temi della trasversalità non solo geografica, ma anche culturale, e i Taccuini d’arte, vere e proprie chicche editoriali tese a ricordare il profilo personale e professionale degli artisti che hanno operato e respirato l’aria delle nostra Prealpi (Enrico Baj, Lucio Fontana, Vittorio Tavernari, Luigi Broggini, Varlin, Floriano Bodini e infine lo stesso Gottardo Ortelli). Ambedue le iniziative sono curate da Paolo Zanzi.

Frattanto un destino beffardamente tragico si porta via Gottardo Ortelli, che muore di un male incurabile sabato 21 settembre 2003. Pochi giorni prima, Romano Oldrini, recatosi in visita da lui, aveva raccolto il suo ultimo atto di sollecitudine:

“Non ho più molto, caro Romano, ma ricordati del Premio. Tu e Bambi non dovete mollare”

E, con un ultimo scatto d’orgoglio professionale, aveva soggiunto:

“Mi piacerebbe che vi ricordaste per la Carriera di Luigi Malerba”

Bambi Lazzati e Romano Oldrini

Bambi Lazzati e Romano Oldrini

Entrambe le richieste di Gottardo vengono esaudite: il Premio alla Carriera viene conferito a Malerba nel 2005 e il tandem Oldrini-Lazzati non molla; nello stesso anno il primo assume la presidenza dell’Associazione, mentre la seconda passa dal ruolo di segretaria organizzatrice a quello di amministratrice delegata con pieni poteri.

E proprio nel 2005 si decide di affiancare al Premio anche il Festival del Racconto, una sorta di contenitore di eventi ed iniziative volti ad offrire al pubblico un più ampio spettro di interrelazioni tra scrittura e discipline diverse. Un ruolo decisivo è giocato da due amici, entrambi “mostri di competenza”, coinvolti nell’organizzazione: Mauro Gervasini e Matteo Inzaghi. Il primo (critico e giornalista cinematografico) avvia un programma di richiami cinematografici sulla filmografia dei romanzi di Piero Chiara e sulla scrittura filmica e fotografica, mentre il secondo (giornalista, direttore del TG dell’emittente locale Rete 55) avvia una ricognizione sulle eccellenze industriali della nostra provincia, in anni in cui la crisi economica morde la società civile.

Il Festival diventa quindi un testimonial non solo culturale in senso stretto ma anche socio-antropologico: si allarga su tutto il territorio provinciale chiamando a raccolta molti comuni. Rispondono in diversi: Busto Arsizio, Gallarate, Luino, Tradate, Azzate, Castiglione Olona, Leggiuno… ed anche Varese – a distanza di qualche tempo – rientra in gioco, oltre naturalmente ad alcuni comuni del limitrofo Canton Ticino e finanche dei Grigioni.

L’anno 2010 è segnato da due grandi novità: l’istituzione del Premio per raccolte di racconti inediti, con pubblicazione dell’opera vincitrice da parte di Macchione Editore, e del Premio Le Parole della Musica, nato in collaborazione con Enrico De Angelis e Antonio Silva.

Proprio quest’ultimo premio, nato da una felice idea del giornalista Vittorio Colombo (già direttore del quotidiano La Provincia), cresce a grandi passi, riuscendo a portare a Varese cantautori del calibro di Francesco Guccini, Paolo Conte, Luciano Ligabue, Gianna Nannini e Francesco De Gregori. Infine, nel 2011, la volontà di ricordare il giornalista e critico fotografico Riccardo Prina, nostro amico e collaboratore, si traduce nell’istituzione di un premio a lui intitolato, che esplora il rapporto tra scrittura e fotografia. Anche questa iniziativa cresce vertiginosamente di interesse in pochi anni, al punto da approdare nel prestigioso contesto della Triennale di Milano.

Esponenziale è anche la crescita del Premio alla Carriera, che nel 2014 e nel 2015 viene conferito a due star assolute della scrittura, Luis Sepulveda e Daniel Pennac, diventando quindi internazionale.

Un’altra grande novità è quella annunciata a fine nel 2019 e inverata nel 2020: il Comune di Varese, sotto l’amministrazione di Davide Galimberti, stipula una nuova convenzione con gli Amici di Piero Chiara, concedendogli il trasferimento della sede nel prestigioso contesto del Castello di Masnago (utilizzabile anche per lo svolgimento di eventi) e una più fattiva collaborazione dell’amministrazione comunale nell’organizzazione delle varie attività. Ciò, oltre a sanare definitivamente la spaccatura consumatasi nel 1999, dà nuovo slancio e vigore alle attività “sotto il cappello di Piero Chiara”, che tornano a guardare con ottimismo al futuro.

Orgogliosi della nostra identità

Orgogliosi della nostra identità

Come si desume facilmente da queste righe, il Premio Chiara e gli Amici di Piero Chiara (che dal 2019, ai sensi delle nuovo sistema normativo del “terzo settore”, diventano Associazione di Promozione Sociale) non hanno mai smesso di crescere, migliorare e implementarsi: nella loro storia “a cavallo di due secoli” hanno messo solide radici su gran parte del territorio provinciale varesotto, hanno saputo coinvolgere anche realtà economiche private, hanno mantenuto fermo il rapporto transfrontaliero con la Svizzera italiana (peraltro in tempi di non sempre facile sintonia amministrativa).

Ed hanno fatto tutto questo dal e per il proprio territorio d’appartenenza, la Regione Insubrica, in special modo la città di Varese e il Varesotto. Un territorio che forse non dispone di un patrimonio culturale pari per ricchezza ad altre aree d’Italia, ma ha dalla sua un paesaggio splendido, piccole gemme storiche semisconosciute e meritevoli di attenzione, una popolazione studentesca ampia e prospettica.

Tanto basta alla nostra passione per non mollare. E per affermare che, a diversi decenni dalla sua scomparsa, il nostro Pierino in realtà non se n’è mai andato e vive ancora in mezzo a noi. A maggior ragione dal 2023, anno che vede l’avvicendamento alla presidenza dell’Associazione tra Romano Oldrini e Andrea Vitali, apprezzato scrittore “di lago” del nostro tempo.

 


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