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Il saluto di Federico Roncoroni per la riapertura di Palazzo Verbania

Il saluto di Federico Roncoroni per la riapertura di Palazzo Verbania

Staff

18 Maggio 2019

Piero Chiara Palazzo Verbania

 

Pubblichiamo di seguito il saluto di Federico Roncoroni, erede testamentario e responsabile degli scritti editi e inediti di Piero Chiara, letto da Bambi Lazzati in occasione della cerimonia di riapertura di Palazzo Verbania a Luino.
 
Per testimoniarvi la gioia che provo oggi vi racconto, come direbbe Chiara, “un fatto”. Tutti i testi manoscritti e dattiloscritti dello scrittore che ora sono qui erano custoditi nel mio studio a Como. Allorché gli studiosi – docenti, ricercatori e laureandi – cominciarono in gran numero a chiedermi di poter consultare i manoscritti di cui ero depositario, mi resi conto di non poter far fronte alle loro richieste: nel mio studio non c’era lo spazio non dico per esaminarli, ma anche soltanto per tirarli fuori dai classificatori.

Così fui contento quando Marco Chiara decise di cedere questo materiale al Comune di Luino, che mi pareva la sede più adatta ad ospitarlo. A Luino arrivarono, però era difficile vederli. Come mi disse chi voleva studiarli, erano collocati in un armadio nell’ufficio del sindaco di quel tempo!

Presi contatto con i vari assessori e dirigenti che nel tempo si sono succeduti, ma ne ebbi in cambio solo vaghe promesse: “Appena sarà restaurato Palazzo Verbania – dicevano – non ci saranno più problemi”. In attesa che ciò avvenisse chiesi di redigere almeno un catalogo e mi offrii di pagare di tasca mia chi se ne fosse occupato. I manoscritti di Chiara, insomma, erano praticamente inutilizzabili e lo furono finché la signora Francesca Boldrini, studiosa e collezionista di Chiara, non si prese la briga di redigere un elenco ragionato di tali scritti, elenco che spero possa presto essere pubblicato.

Potete quindi immaginare quanto sia contento di sapere che oggi quelle carte, per me preziosissime, hanno trovato una sistemazione. E che sistemazione: in questo Palazzo Verbania in cui risuonarono la voce e i passi di Piero Chiara. Del resto, questa collocazione luinese risponde ai desideri di Chiara stesso. Nel 1984, quando il pensiero della morte neppure lo sfiorava, mi incaricò di trovargli un volume – possibilmente di prima edizione – di ognuno dei suoi libri: voleva farne dono a Luino perché gli pareva brutto che proprio nella sua città non ci fossero tutti.

Sono contento, ripeto, e per esserlo pienamente vorrei potere vedere qui anche l’epistolario di Piero Chiara, che ora è a Varese e che è indispensabile per chiunque voglia studiare questo autore, e il suo studio ricostruito a Varese, ma per adesso sono pago di quello che c’è. E ringrazio di cuore anche a nome degli eredi di Chiara coloro che si sono impegnati per realizzare quello che io ho sempre chiamato il “Fondo Chiara di Luino”: la professoressa Barbara Colli, che per prima mise le mani negli scatoloni giunti a Luino, poi la signora Francesca Boldrini, che di questo Fondo praticamente sa tutto e che io stesso consulto per sapere cosa c’è e cosa non c’è, e naturalmente il sindaco, l’assessore alla cultura e i dirigenti comunali che hanno reso possibile questa sistemazione sia dal punto di vista amministrativo sia dal punto di vista economico.

Grazie, di cuore.

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